Nei rapporti fra medico (soprattutto di medicina generale) e paziente, talvolta possono sorgere criticità e incomprensioni che possono diventare fonte di disagi e ostacolo alla assistenza, con possibile effetto di inappropriatezza dei percorsi terapeutici e di ritardi diagnostici.
Si descrivono di seguito alcune situazioni ricorrenti che sono all'attenzione dell'Ordine per una loro possibile soluzione.
Contattabilità del Medico di Famiglia
Secondo l'Accordo Nazionale della Medicina Generale, art. 40 comma 3, l’Azienda Sanitaria provvede ad informare gli assistiti sulla organizzazione degli ambulatori e a fornire i recapiti telefonici del medico. Tra questi ultimi il più importante è il numero della contattabilità di 2 ore che preferibilmente è al mattino per ovvi motivi di organizzazione delle visite e delle necessità. L'orario varia da medico a medico, ma prevalentemente è nell’intervallo 8-10, 7-9 e simili.
Purtroppo questo dato attualmente non viene più esplicitato nella stampa che viene consegnata dall'ufficio della ASL al momento della iscrizione nella lista del medico e, se è riportato, è inserito accanto al telefono degli ambulatori, perdendone del tutto di significato. Ecco che si genera fin dall'origine una mancanza di chiarezza nei rapporti medico–paziente che può diventare fonte di difficoltà nell'assistenza, di incomprensioni e contenziosi.
Purtroppo anche la carta dei servizi, che il Medico di Medicina Generale deve esporre nello studio, spesso viene ignorata dai pazienti e le disposizioni transitorie per la contattabilità aggiuntiva durante il periodo di emergenza pandemica hanno fatto perdere quel poco di organizzato che alcuni assistiti avevano assimilato.
E’ impegno dell'Ordine richiamare l’Azienda Sanitaria a ristampare in maniera chiara questo elemento informativo essenziale per l’avvio di un corretto rapporto professionale, altrimenti non finirà mai il tormentone dei pazienti: “non lo trovo mai….”
Medici di Famiglia "pensionandi"
Fino a un paio di anni fa, il termine della assistenza da parte del proprio medico di famiglia per raggiunti limiti di età non era comunicato ai pazienti da nessuno e non vi era alcuna norma o disposizione in merito. Si determinavano così due possibili effetti: se il medico avvertiva i propri assistiti pochi giorni prima della sua cessazione, molti pazienti si trovavano in difficoltà a fare una nuova scelta e ad evitare una discontinuità assistenziale che per alcuni poteva essere critica; se invece il medico avvertiva per tempo gli assistiti, lo stesso vedeva negli ultimi mesi di attività un crollo drastico degli iscritti nel suo elenco, con conseguente perdita di emolumenti e contributi.
Più recentemente l’Azienda Sanitaria si è fatta carico di avvertire gli assistiti entro gli ultimi 15 giorni di attività del medico, ma si riscontrano ugualmente disagi e temporanee perdite di assistenza, favorite dal particolare momento di calo di medici con i requisiti per accedere alla convenzione.
E' impegno dell'Ordine proporre una soluzione per conciliare le diverse esigenze, ad esempio che l'Azienda Sanitaria avverta i cittadini 2-3 mesi prima della cessazione dell'attività del medico pensionando, congelando contestualmente le liste degli assistiti (ad eccezione ovviamente di decessi o trasferimenti).